Willis Carto

Willis Allison Carto (Fort Wayne, 17 luglio 1926Virginia, 26 ottobre 2015) è stato un politico statunitense sostenitore dell'estrema destra.

Si descriveva come un jeffersoniano e un populista, ma era noto principalmente per la sua promozione di teorie cospirative antisemite e per la negazione dell'Olocausto.[1][2][3][4]

Carto era conosciuto come un teorico politico della razza, attraverso la Liberty Lobby e le organizzazioni successive che ha contribuito a far nascere. Gestiva un gruppo di supporto per le elezioni presidenziali del 1968 del segregazionista George Wallace, che ha costituito poi il nucleo per la National Youth Alliance, che in seguito ha promosso la filosofia politica di Francis Parker Yockey. Carto ha contribuito a fondare il Partito Populista Statunitense, che è servito come veicolo elettorale per il gruppo suprematista bianco ed i membri del Ku Klux Klan, come David Duke nelle elezioni presidenziali del 1988 e come sostenitore di Bo Gritz nel 1992. Carto dirigeva il quotidiano American Free Press che ha pubblicato libri antisemiti e razzisti, e ha presentato gli scritti di Joe Sobran, James Traficant, Paul Craig Roberts e altri. L'organizzazione ha promosso anche alcune teorie del complotto sull'11 settembre.[5] Molti altri progetti di Carto orbitavano intorno all'Institute for Historical Review, che promuove la negazione dell'Olocausto.

  1. ^ Willis Carto, Anti-Defamation League, 2009. URL consultato il 15 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2009).
  2. ^ Kaplan Jeffrey (a cura di), Encyclopedia of White Power: A Sourcebook on the Radical Racist Right, AltaMira Press, 2000, p. 42, ISBN 978-0742503403.
  3. ^ Levy Richard (a cura di), Antisemitism: A Historical Encyclopedia of Prejudice and Persecution, Volume, ABC-CLIO, 2005, p. 107, ISBN 978-1851094394.
  4. ^ Michael George, Confronting Right Wing Extremism and Terrorism in the USA, Routledge, 2012, p. 15, ISBN 978-0415628440.
  5. ^ Jim Rutenberg e Serge F. Kovaleski, Paul Disowns Extremists’ Views but Doesn’t Disavow the Support, su nytimes.com, The New York Times, 25 dicembre 2011.

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